riflessi etici

prospettive cristiane sull'attualità

  • L’avventura continua…

    Dal primo novembre 2011 biblicamente diventa Riflessi etici. Cambiano il nome e il formato grafico, ma l’obiettivo del progetto – dal 2005 – resta lo stesso: cogliere nell'attualità i riflessi etici che emergono dai fatti, dai commenti, dalle proposte, dalle speranze di chi ci sta attorno. Rispecchiando valori che vale la pena di riscoprire pienamente e vivere con coerenza.

    Vi aspetto su riflessietici.wordpress.com

Posts Tagged ‘perdere’

La fede di Enzo Jannacci

Posted by pj su 26 agosto 2009

Sulla fede di Enzo Jannacci avevamo già avuto modo di riflettere qualche mese fa, e già in quell’occasione eravamo rimasti piacevolmente sorpresi sulla sua sensibilità per la figura di Gesù.

Ora, in un’intervista ad Avvenire, il medico cantautore parla a tutto campo delle origini e degli sviluppi della sua ricerca spirituale: scrive Paolo Viana, che lo ha intervistato, che Jannacci «A settantaquattro anni è un uomo che parla con Cristo, che lo cerca ogni giorno, perché – ci dice – ne ha “un gran bisogno”», e se «non ha ritrovato la fede» è «semplicemente perché non l’ha mai perduta: “Credo molto in Dio, ci parlo e non sono mai stato ateo“».

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L’opportunità di una vittoria

Posted by pj su 29 giugno 2009

Ieri sera chi ha seguito fino alla fine il collegamento di RaiUno con il Sudafrica, dove si svolgeva la finale della Confederations Cup, si sarà accorto di quanti calciatori della nazionale brasiliana, nel festeggiare la vittoria, abbiano comunicato la loro fede cristiana: non solo Ricardo Kakà, con la sua classica canotta “I belong to Jesus”, ma anche il capitano della squadra, Lùcio e altri indossavano la t-shirt con la scritta “I love Jesus”: una maglietta esposta bene in vista perfino mentre alzavano la coppa.

Poco prima, al termine della sfida vinta contro gli Stati Uniti, la nazionale ha ripetuto l’esperienza del mondiale vinto nel 2002: in ginocchio, in mezzo al campo, a pregare insieme.

Era, va detto, un bel colpo d’occhio vedere una ventina di adulti, tutti miliardari e felici, che festeggiano senza folleggiare, ma con sobrietà e riconoscenza verso Dio.

Sia chiaro: Dio avrebbe anche potuto farli perdere, perché non è un Dio che promette il successo o la prosperità secondo i nostri parametri, e a volte la nostra vita cristiana trae beneficio dalle sconfitte più che dalle vittorie.

Quel che conta, nel contesto della partita di Johannesburg, è che i brasiliani non hanno perso l’occasione per parlare della loro fede.

Viene da chiedersi se noi, di fronte alle piccole e grandi sfide di ogni giorno, siamo altrettanto coerenti con la nostra fede, o se di fronte a una vittoria dimentichiamo rapidamente quel senso di gratitudine verso Dio che già di per sé sarebbe una efficace testimonianza della nostra considerazione e dei nostri sentimenti verso di lui.

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