riflessi etici

prospettive cristiane sull'attualità

  • L’avventura continua…

    Dal primo novembre 2011 biblicamente diventa Riflessi etici. Cambiano il nome e il formato grafico, ma l’obiettivo del progetto – dal 2005 – resta lo stesso: cogliere nell'attualità i riflessi etici che emergono dai fatti, dai commenti, dalle proposte, dalle speranze di chi ci sta attorno. Rispecchiando valori che vale la pena di riscoprire pienamente e vivere con coerenza.

    Vi aspetto su riflessietici.wordpress.com

Posts Tagged ‘letture’

Il bluff delle letture mancate

Posted by pj su 13 marzo 2009

In Gran Bretagna un interessante sondaggio ha rivelato che il 65% degli inglesi millanta letture in realtà mai fatte.

Spiega Repubblica: «Una classifica del tutto particolare dove il 65% degli intervistati ammette di aver pronunciato ben più di una bugia, raccontando ad esempio di aver letto “1984” di George Orwell, “Guerra e pace” di Tolstoj (31%), “Ulisse” di James Joyce (25%), o la Bibbia (24%). Motivo della bugia? Vergogna per la propria refrattarietà a capolavori così noti, ma soprattutto così lunghi».

In merito alle Sacre Scritture, riflette la giornalista Maria Novella De Luca, «quante sono le case dove non esiste una Bibbia, il libro più venduto al mondo? Poche, almeno nell’universo occidentale, ma dall’acquistarla a leggerla il passo è lunghissimo».

Che la lettura non sia l’hobby preferito per gli europei del XXI secolo non è una novità: leggere comporta impegno, costanza, concentrazione, talvolta perfino fatica; non è come guardare la televisione, che permette di assopirsi, o come navigare in rete, che permette di distrarsi, di guardare senza vedere.

Il libro è qualcosa di diverso, ci mette a confronto con i nostri limiti; non chiede solo di essere letto, ma anche vissuto. Non ci mette fretta, ma ci incoraggia a un approccio regolare e frequente, per non perdere il filo, per non dimenticare. E, magari, incoraggia anche la rilettura dopo tempo, per ritrovare concetti e vicende dimenticate o, semplicemente, per ritrovare il gusto di certe atmosfere.

Leggere non è un pregio, è un privilegio. Non leggere non è una vergogna, ma un’occasione mancata.

E fingere di aver letto non è la soluzione. Non lo è con i classici, e lo è ancora meno con la Bibbia che, per venir compresa e applicata correttamente, richiede un’applicazione costante.

Si può scegliere di non leggerla, ma è difficile fingere di leggerla quando non lo si fa.

È difficile sul piano culturale; è ancora più difficile sul piano umano e spirituale.

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Rasserena e stupisce

Posted by pj su 10 ottobre 2008

Lettura pura. A volte stentorea, altre volte stentata. Disinvolta o imbarazzata. Smozzicata o ben scandita. Sorprese come una Claudia Koll, attrice, che legge emozionata il Cantico dei Cantici, e Nicola Legrottaglie, calciatore, che emoziona leggendo il Salmo 119.

La Bibbia giorno e notte, maratona televisiva della Rai, è tutto questo. Rasserena e stupisce.

In un’epoca di voci confuse e provvisorie, rasserena e stupisce ascoltare una parola definitiva.

In un momento storico che considera le notizie vecchie a dieci minuti dal lancio, rasserena e stupisce un libro uguale da secoli e secoli.

In una società dove la visibilità è un must, rasserena e stupisce vedere una fila di personaggi noti che si mescolano a persone comuni e attendono, pazientemente, il proprio turno per una semplice lettura pubblica.

In un mondo che non sa più tacere, rasserena e stupisce assistere a sette giorni di letture e di canti a tema senza nemmeno un cenno di applauso, o quasi.

Sarà banale, ma mi sono rasserenato e stupito. La Bibbia ha compiuto un altro miracolo.

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L’ultima spiaggia

Posted by pj su 1 ottobre 2008

Ormai i sondaggi imperversano, a prescindere dalla rilevanza del tema: torme di intervistatori tormentano persone che di rispondere a domande più o meno banali non hanno nessuna voglia.

L’ultima, in ordine di tempo, ha coinvolto mille italiani tra i 14 e i 79 anni (praticamente tutta la società produttiva, e oltre) con una domanda da salotto annoiato: cosa porteresti con te se dovessi vivere da solo, per cinque anni, su un atollo sperduto nel Pacifico. Ossia sulla classica isola deserta.

Emerge che gli italiani, noti buongustai, non rinuncerebbero alla pasta e al vino per quanto riguarda gli alimenti; porterebbero la radio e l’orologio come prodotti tecnologici, mentre tra i libri, sull’isola deserta porterebbero con sé la Bibbia.

Il responso sorprende. Stando ai sondaggi di settore, gli italiani non sembrano così affezionati alle Sacre Scritture: non le conoscono, non le praticano, non le leggono. Eppure, se dovessero trovarsi soli e isolati, non porterebbero Guerra e pace o l’Odissea, e nemmeno un testo del laico Odifreddi: riscoprirebbero la Bibbia.

Se è così viene da chiedersi come mai, allora, nell’ordinarietà del quotidiano la Bibbia resti ben chiusa su qualche mensola di casa.

Certo, è colpa del logorio della vita moderna, dello stress, degli impegni che non danno respiro: su un’isola deserta, con cinque anni da passare in serenità e senza le scadenze incombenti, magari nel silenzio assordante della solitudine, sarebbe diverso.

Non è vero, quindi, che la Bibbia non abbia importanza per gli italiani. La Bibbia gode di considerazione e rispetto, e viene vista come una soluzione, una consolazione, una risposta; solo che si tratta di un valore di scorta, un impegno in bassa priorità, una chance residuale.

La Bibbia, dall’italiano medio, non viene percepita come uno strumento utile per una vita sana, ma come un rifugio cui guardare nel momento del bisogno. Come il supermercato. Come il medico. Come Dio, purtroppo.

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