Posted by pj su 8 agosto 2009
La settimana di consigli letterari è cominciata con Tra i giusti (Marsilio), indagine sull’Olocausto in Africa. A realizzarla e darne resoconto in un libro è stato Robert Satloff, esperto in politica dei paesi arabi e islamici, che ha lavorato per quattro anni per ricostruire le storie, rintracciare i superstiti in giro per l’Europa e il nord Africa, visitare i resti dei famigerati campi di lavoro africani.
Con dovizia di particolari e ampi riferimenti alle fonti Satloff racconta una storia praticamente inedita, che – com’è avvenuto anche in Europa – ha visto coinvolte le popolazioni locali, in particolare gli arabi, nel bene e nel male: c’è il bene di gesti toccanti e umani, e c’è il male del collaborazionismo, ma non solo: Satloff classifica come “male” anche quell’indifferenza che ha caratterizzato molti di fronte a un’ingiustizia intuibile.
Abbiamo poi virato verso il Settecento per un classico di John Wesley, pubblicato da una collaborazione tra Claudiana ed Edizioni GBU. Si tratta di La perfezione cristiana e ripropone in italiano – a distanza di 118 anni dalla prima pubblicazione nella nostra lingua – A plain account of Christian Perfection, datato 1765. Interessante anche la decisione di mantenere la traduzione originale di oltre un secolo fa, con adattamenti a cura dello studioso Massimo Rubboli che, tra l’altro, nell’introduzione contestualizza il messaggio di Wesley: scopriamo così che il predicatore inglese già in altri scritti aveva affrontato il tema della perfezione cristiana e la mise al centro del suo impegno personale fin dal 1725, 40 anni prima della redazione di questo volume. Il libro è quindi un vero compendio dei suoi studi, delle discussioni, delle convinzioni maturate da lui, esperienza dopo esperienza, sull’importante tema.
Storia contemporanea, invece, per l’ultimo lavoro – uscito postumo – di Ryszard Kapuscinski, Nel turbine della storia (Feltrinelli): una riflessione globale di un giornalista di lungo corso, autore dagli anni Ottanta e Novanta di numerosi resoconti dai luoghi “caldi” del pianeta e di sottili analisi sulla situazione geopolitica dei luoghi e del pianeta nel suo complesso. Nel volume Kapuscinski analizza la situazione nelle singole aree continentali, le tendenze globali e i possibili scenari futuri.
Un quadro d’insieme tra passato e presente che, per quanto resti “senza conclusioni” – perché, come ricorda l’autore, “nessuno può dire con sicurezza in che modo andranno a finire le cose” – è un documento, uno strumento di riflessione, uno stimolo ad affrontare il mondo nella sua globalità imparando a guardare oltre il proprio giardino.
L’etica del lavoro è invece il tema di Controcorrente: la mia storia di cristiano e di manager (Città nuova) di Giuseppe Sbardella: l’autore riassume il senso del suo impegno spirituale, sociale, lavorativo come professionista cristiano; in poco più di duecento pagine, affronta temi su cui tutti, probabilmente, ci siamo interrogati almeno una volta: tra questi il rapporto tra fare e apparire, il “sapersi vendere”, il rapporto tra collaborazione e competizione, l’amicizia sul posto di lavoro, l’opportunità del lavoro domenicale, le soluzioni alla “tirannia del cellulare aziendale”, le relazioni con altre culture, il rapporto tra lavoro e preghiera, ossia la visibilità cristiana in azienda.
Tutto questo nell’ambito di un percorso professionale che si fa anche percorso di vita, e che ha permesso a Sbardella di arrivare alla pensione senza limitarsi a essere un buon lavoratore, ma offrendo qualcosa di più: il suo risultato non è stato solo economico ma ha arricchito l’azienda anche sul versante umano.
Chiudiamo con un classico della letteratura latina, L’arte di saper parlare, ossia il celebre Orator di Marco Tullio Cicerone (Newton Compton), proposto con testo latino a fronte nella traduzione di Mario Scaffidi Abbate.
Il volume viene considerato un’opera fondamentale nella storia dell’eloquenza, e affronta temi che, fino a quel momento, non erano stati codificati e che ancora oggi, se ci si fa caso, hanno una loro importanza negli oratori pubblici. Cicerone per primo riconosce nel ritmo una componente fondamentale, e per questo studia e fissa una legge che determina la combinazione delle parole più opportune alla cadenza del discorso.
A margine delle illuminanti note di Cicerone, è interessante leggere anche l’introduzione di Mario Scaffidi Abbate, docente di letteratura italiana e linguista: i numerosi esempi biblici portati dallo studioso sul potere della parola dovrebbe convincerci una volta di più su quanto sia importante saperla usare al meglio.
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Posted by pj su 1 agosto 2009
Anche questa settimana con i consigli per le letture estive proposti nel mio programma radiofonico giornaliero ho tentato di spaziare in maniera più ampia possibile.
Abbiamo cominciato con l’ultima fatica di Camillo Ruini, Rieducarsi al cristianesimo. Il tempo che stiamo vivendo (Mondadori): raccolta di tre recenti discorsi del cardinale incentrati sul ruolo sociale dell’uomo visto in tre prospettive diverse, dal rapporto tra teologia e cultura all’approccio didattico (“Uomo, cultura ed educazione in una nuova fase storica”), fino alla morale nella bioetica (“Quel bene umano a cui non possiamo rinunciare”). Problemi concreti, come ben sappiamo, con i quali ci dobbiamo confrontare sempre più spesso e sui quali spesso, a causa di messaggi contraddittori da parte della società e dei media, è difficile trovare una prospettiva responsabilmente cristiana.
Abbiamo parlato poi di etologia con La bella zoologia di Danilo Mainardi (Cairo editore): l’autore è professore di Ecologia comportamentale all’università Ca’ Foscari di Venezia e – soprattutto – è innamorato del suo mestiere. Nel libro divide in quattro parti le sue ricerche e le sue scoperte: comincia raccontando l’intelligenza degli animali, per poi passare a “storie e ritratti”, “evoluzione e adattamenti”, concludendo con osservazioni “intorno all’uomo” e al suo rapporto con le specie animali. Decine di capitoli tra scoperte e curiosità che rendono davvero una “bella zoologia” quella proposta dall’autore, che – al di là di qualche conclusione personale – ci conferma ancora una volta quanto sia perfetto ogni dettaglio del creato.
Un salto nel passato con un classico della produzione editoriale evangelica: da qualche tempo è di nuovo disponibile Ma il vangelo non dice così. Esposizione delle differenze tra la Chiesa cattolica romana e il vangelo, del pastore valdese Roberto Nisbet. Un volume che ha accompagnato più generazioni ed era sparito dagli scaffali, forse nell’ottica di una prospettiva edulcorata dell’ecumenismo. Si tratta di un vademecum composto da una serie di risposte evangeliche alle domande più comuni sulle differenze tra le due realtà, cattolica ed evangelica (o del cattolicesimo rispetto al vangelo, secondo il titolo); le domande e risposte sono divise in diciotto capitoli che partono dal concetto di chiesa e toccano, tra gli altri argomenti, l’autorità del testo biblico, il papato, la messa, il culto di Maria e dei santi, il purgatorio.
Nel corso degli anni il dialogo ha assunto altri toni rispetto all’epoca in cui il volume è uscito per la prima volta, eppure il testo di Nisbet risulta utile ancora oggi: non tanto per un confronto all’ultimo versetto con gli amici cattolici, né per “convincere” gli interlocutori. Serve al lettore evangelico per comprendere, chiarire, farsi un quadro sul proprio credo. Perché solo dalla consapevolezza della propria posizione può nascere un sereno e proficuo confronto con gli altri.
Da Nisbet a Daniel Maguerat per un libretto agile e interessante: Paolo di Tarso. Un uomo alle prese con Dio (Claudiana). Daniel Marguerat, professore di teologia neotestamentaria a Losanna, definisce l’apostolo delle genti come “L’enfant terrible del cristianesimo”, e nel suo scritto mette subito in guardia contro un’interpretazione basata su filtri deformanti o sulla tentazione di ignorarlo. Anzi: a un certo punto, in barba a chi vede Paolo come un personaggio misogino, lo definirà “più progressista di quanto si creda”.
Ultimo testo della settimana, Libere chiese in libero stato. Memoria in favore della libertà dei culti (Edizioni GBU) di Alexandre Vinet, libro recentemente pubblicato anche in italiano a 180 anni dalla sua prima edizione e salutato con soddisfazione anche sulle colonne del Corriere della Sera. L’autore è Alexandre Vinet, pastore e studioso evangelico vissuto in Svizzera nella prima metà dell’Ottocento, e nel 1826 pubblicò “Libere chiese in libero stato”, sull’importanza della separazione tra Stato e chiesa. Se la frase non vi suona probabilmente nuova è perché uno dei fondatori dell’Italia unitaria, Camillo Benso conte di Cavour, insistette sulla necessità di dividere le sfere d’azione di stato e chiesa, e viene ricordato sui libri di storia con la frase “Libera Chiesa in libero Stato” a sintetizzare questo concetto. Concetto che, pare, sia stato ispirato a Cavour proprio dagli scritti del pastore Vinet.
Gli estremi dei consigli di lettura sono nello Spazio libri
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