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La Luce guida dei Sentieri

Posted by pj su 20 agosto 2009

Chiude “Sentieri”, la telenovela più longeva nella storia della tv: così longeva che è nata, 72 anni fa, in versione radiofonica (correva l’anno 1937) e solo nel 1952 si è trasferita in video.

Dopo 16 mila puntate, innumerevoli personaggi, storie, parole, il prossimo 18 settembre “Sentieri” scrive definitivamente la parola fine alle vicende ambientate nella cittadina di Springfield (no, non quella dei Simpson); gli appassionati italiani, però, hanno un vantaggio: la distanza dalla stella che si spegne garantirà altri quattro anni di intrattenimento, prima che cali l’ultimo sipario anche nella versione italiana.

Perché ne parliamo? Perché leggendo qualche articolo commemorativo si scopre che Sentieri, nella sua versione originale, si intitola “Guiding light”, luce guida (e non, come qualcuno segnala su wikipedia, “spirito guida”). Un nome quantomeno sospetto, specie nel contesto statunitense.

A dar retta al Foglio, la vicenda che ha dato origine al tutto è romanzesca quasi quanto la telenovela stessa: nel 1920 una diciannovenne di origine ebraica rimane incinta e viene abbandonata. Perde il bambino e si ritrova in quella condizione di prostrazione psicologica che, all’epoca, non chiamavano ancora depressione.

In più avrebbe voluto fare l’attrice ma non aveva le caratteristiche necessarie: insomma, la sua vita stava andando a rotoli quando, nel 1924, un sermone radiofonico del reverendo Preston Bradley (il primo, a Chicago, a trasmettere il culto per radio), la consolò.

«Irna – scrive Stefania Vitulli sul Foglio – ebbe la fortuna di trovarsi tra i cinque milioni di ascoltatori di quelle parole. Il suo cuore di teenager peccatrice si scaldò. Trovò il suo unico conforto nelle prediche on air del servo del Signore venuto dal Michigan, che alla fine fece trionfare la luce sulla tragedia e le diede la forza di ricominciare. In pochi anni Irna si trasformò nella figura leggendaria della storia televisiva americana, creatrice delle prime soap, secondo alcuni addirittura pioniera del genere».

Forse la verità è meno spettacolare, ma sicuramente all’origine di Sentieri c’è una giovane donna di origine ebraica, Irna Phillips, che – raccontava nel cinquantennale della telenovela – non si considerava religiosa, ma a un certo punto della sua vita aveva trovato ispirazione frequentando i culti della People’s Church di Chicago, chiesa adenominazionale e di estrazione interetnica dove il pastore Preston Bradley predicava la fratellanza.

Non solo: come spiegano i fan di Sentieri nel loro blog, «Quando Guiding Light è iniziato nel 1937, infatti, era un programma prettamente religioso e il protagonista principale era il Reverendo Ruthledge che intratteneva i radioascoltatori con i suoi sermoni, poi raccolti in un libro».

La luce guida del titolo non è nemmeno la luce del faro che illumina l’ipotetica cittadina di Springfield, ma la luce sulla scrivania del reverendo John Ruthledge che caratterizzò il primo decennio di programmazione della soap opera: nel suo studio infatti la lampada «rimaneva accesa per tutta la notte come guida per amici, famiglia e stranieri».

Viste le origini, non ci si stupisce se Sentieri gode di un’impronta spirituale diversa rispetto ai prodotti di settore; lo riconoscono gli stessi fan italiani di Guiding Light, in lutto per la fine della soap: anche se Sentieri chiude, scrivono, «… la Luce Guida non si smentisce e continua a seguire gli insegnamenti di Irna Phillips che  (attraverso il Reverendo Ruthledge) avevano caratterizzato Guiding Light rendendo il programma non una comune Soap Opera ma un messaggio di speranza, fratellanza, solidarietà».

Non è poco, in un mondo che va in direzione diametralmente opposta, e per questo dispiace che, tra i tanti Beautiful, Tempesta d’amore e via serializzando, debba chiudere proprio Sentieri. Allo stesso tempo, però, se ne intuisce il perché. In fondo sono sempre i migliori quelli che se ne vanno.

Una Risposta to “La Luce guida dei Sentieri”

  1. Grazie mille per aver dedicato questo spazio a Sentieri e per il bellissimo articolo. L’unica cosa che forse manca (ma è normale che non ne siate a conoscenza) è la frase che ha caratterizzato il periodo in cui il reverendo Ruthledge era protagonista e che è stata ripresa negli ultimi anni in una delle ultime sigle: “C’è un destino che ci rende fratelli. Nessuno di noi cammina da solo.Tutto ciò che portiamo nella vita degli altri, ritornerà in quella nostra!”
    Ancora Grazie,
    Lo staff di SentieriOnLine

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