riflessi etici

prospettive cristiane sull'attualità

  • L’avventura continua…

    Dal primo novembre 2011 biblicamente diventa Riflessi etici. Cambiano il nome e il formato grafico, ma l’obiettivo del progetto – dal 2005 – resta lo stesso: cogliere nell'attualità i riflessi etici che emergono dai fatti, dai commenti, dalle proposte, dalle speranze di chi ci sta attorno. Rispecchiando valori che vale la pena di riscoprire pienamente e vivere con coerenza.

    Vi aspetto su riflessietici.wordpress.com

Posts Tagged ‘Attitudine’

Donna a metà

Posted by pj su 17 marzo 2010

Quando pensi di aver capito come gira il mondo, ti ritrovi al punto di partenza.

La Corte di Cassazione ha sancito che “Per questo lavoro serve un uomo” è una frase discriminatoria meritevole di sanzione: nel caso specifico, settemila euro che un giornalista di casertano, insieme al sindacalista che aveva intervistato, dovrà versare alla direttrice del carcere di Arienzo. A indispettire era stato il titolo dell’articolo: “Carcere, per dirigerlo serve un uomo”, e la Cassazione ha dato ragione alla donna, in quanto si tratterebbe di un «gratuito apprezzamento contrario alla dignità della persona perché ancorato al profilo che deriva dal dato biologico».

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La ragazza del fiume

Posted by pj su 24 giugno 2008

«Due milioni e settecentomila spettatori: questo il numero delle persone che hanno seguito ieri sera “Chi l’ha visto“, il programma di RaiTre dedicato alle persone scomparse e agli omicidi misteriosi. Nel corso della puntata, stravolta rispetto ai piani originari a causa delle nuove rivelazioni sul caso Orlandi, Federica Sciarelli è tornata anche sulla vicenda del cadavere di donna ritrovato nel Po lo scorso 25 maggio».

Se poi non saranno stati proprio due milioni e settecentomila gli spettatori arrivati svegli fino alle 22.40 per seguire il collegamento con Milano, non importa: è già una soddisfazione che la nostra testata venga interpellata da un programma Rai come fonte autorevole in relazione a un caso che, in qualche modo, risulta legato al mondo evangelico.

Nel breve intervento in diretta ho tentato di dare un quadro quanto più ampio possibile per inquadrare correttamente il contesto evangelico ed evitare quindi che il braccialetto venga considerato come un banale feticcio; la vicenda però mi ha fatto, ancora una volta, pensare.

Nel ragionare su un paio di possibili ipotesi sul perché una ragazza trovata cadavere nel Po portasse al polso un braccialetto “evangelico”, mi sono reso conto di quanto sia semplice, tutto sommato, che casi come questo avvengano.

In una normalissima chiesa evangelica arriva un volto nuovo: è una ragazza dal passato difficile, lo testimoniano un paio di ampi e aggressivi tatuaggi – di cui uno recente – e un modo di vestire trasandato per i nostri canoni. Viene da lontano, non si è mai ambientata nella zona perché il tempo disponibile l’ha trascorso con compagnie poco raccomandabili, e per questo è rimasta straniera nella città dove, per scelta o per ventura, vive ormai da anni.

La ragazza cerca: cerca una soluzione per la sua vita, cerca una risposta. Trova la fede. O, almeno, un granello di Parola si posa nel suo cuore. Le si apre un mondo che non conosceva, fatto di amore, solidarietà, persone semplici e sincere, magari un po’ fissate ma buone, che le fanno ritrovare fiducia nel genere umano. Capisce che può farcela, e comincia timidamente – lei, piantina ancora fragile – a frequentare culti e riunioni, fermandosi volentieri a scambiare due parole, magari senza aprirsi troppo per non scoperchiare un passato che preferisce seppellire. E che invece, a breve, seppellirà lei in un sacco, prima di buttarla nel fiume.

A un certo punto questa ragazza, che si è fatta vedere in chiesa per qualche mese con ragionevole costanza e buon interesse nei confronti della fede, sparisce improvvisamente.

Cosa fa la chiesa? Forse si chiede che fine abbia fatto. Ma non va a cercarla: in fondo venire in chiesa è una scelta, e poi magari ora ne frequenta una dove si trova meglio (lei, che era sempre presente con il sorriso sincero e stupito di chi ha trovato un tesoro), o magari si è trasferita, in fondo non era del posto, e poi a chi vuoi chiedere? Sì, l’abbiamo accompagnata una volta a casa ma non sappiamo esattamente dove abiti, e magari la mettiamo in imbarazzo, disturbiamo.

Magari potrebbero farlo i giovani? Ecco, sì, qualche ragazza potrebbe “fare una visita” con la scusa di vedere come sta: ma poi si sa come finiscono le cose, talvolta è più piacevole un concerto o un’evangelizzazione, e poi come fai a giudicare, se il Signore vuole ce la farà incrociare uno di questi giorni. E comunque, sia chiaro, preghiamo sempre per coloro “che si sono allontanati”. Com’è che si chiamava, a proposito, quella ragazza che si era avvicinata alla fede per un periodo, qualche mese fa?

Naturalmente la chiesa rappresentata qui sopra non è la nostra, ci mancherebbe altro. Noi non lasceremmo mai una persona in difficoltà senza fare del nostro meglio per aiutarla. Non è nostra abitudine rassegnarci quando un’anima comincia a perdersi. Siamo pronti a collaborare con i responsabili della comunità nella cura dei più deboli, confortandoci e incoraggiandoci l’un l’altro come dice la Bibbia. Come farebbe Gesù. Già.

“Cosa farebbe Gesù”: a volte viene da pensare che quel braccialetto dovrebbero renderlo obbligatorio. Come i vaccini.

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