riflessi etici

prospettive cristiane sull'attualità

  • L’avventura continua…

    Dal primo novembre 2011 biblicamente diventa Riflessi etici. Cambiano il nome e il formato grafico, ma l’obiettivo del progetto – dal 2005 – resta lo stesso: cogliere nell'attualità i riflessi etici che emergono dai fatti, dai commenti, dalle proposte, dalle speranze di chi ci sta attorno. Rispecchiando valori che vale la pena di riscoprire pienamente e vivere con coerenza.

    Vi aspetto su riflessietici.wordpress.com

Posts Tagged ‘approcci’

Diplomatico silenzio

Posted by pj su 20 luglio 2009

Fa riflettere la vicenda di James Hudson, viceconsole britannico in Russia che ha perso il lavoro (e la faccia) dopo una serata organizzata per lui dai servizi segreti del Paese ospitante.

37 anni, una brillante carriera diplomatica, Hudson si è fatto tentare da una notte brava con due signorine russe non propriamente disinteressate: professioniste (in tutti i sensi) ben addestrate, hanno ripreso in un video bevute e approcci, per poi far filtrare tutto in rete.

Hudson, insomma, è caduto in trappola. Il suo (opinabile) privato è diventato pubblico su scala globale, e la sua carriera si è conclusa prematuramente e ingloriosamente.

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Ruoli confusi

Posted by pj su 26 dicembre 2008

Si continua a parlare di Rick Warren: l’Ansa nei giorni scorsi rivelava che «Rick Warren, il popolare pastore della Saddleback Church che Barack Obama ha invitato a benedire la cerimonia dell’insediamento, ha ritirato dal suo sito web frasi anti-gay che avevano suscitato critiche al presidente eletto dalla comunità omosessuale».

«Dal sito web della Saddleback Church, la chiesa del religioso nella Orange County in California, è scomparsa la frase in cui si affermava che “chiunque non vuole pentirsi del suo stile di vita omosessuale non è benvenuto nella nostra chiesa“. Una frase che è peraltro rimasta conservata nella memoria nascosta di Google”.

In Veneto si direbbe “pezo el tacòn che el buso”, peggio la pezza del buco: togliere ora quella frase risulta in effetti una mossa politica, più che una scelta ragionata.

La frase in questione ovviamente ha scandalizzato gli omosessuali e molti laici, ma lascia perplessi anche guardandola in un’ottica cristiana.

Infatti è ben vero che Dio non tollera il peccato: accoglie ogni creatura che cerca la salvezza in lui, ma questa ricerca deve comportare la disponibilità a pentirsi dei propri peccati, dato che proprio i peccati tengono l’essere umano lontano da lui, precludendogli il rapporto con Dio.

Dio odia il peccato ma ama il peccatore e accetta chi si pente; bisognerebbe però chiedersi se si possa fare lo stesso ragionamento per la chiesa. Sono benvenuti tutti, o solo coloro disposti a pentirsi?

È un problema di approccio, e forse di logica.
In chiesa dovrebbero essere benvenuti tutti, nella speranza cristiana che anche il peccatore più incallito (di qualunque natura sia il peccato) possa ravvedersi, e possa farlo proprio in seguito al messaggio del vangelo che riceve nel corso della visita in chiesa.

È solo una questione di forma, dirà qualcuno. Viene invece da pensare che, per la chiesa di oggi, sia piuttosto un problema di sostanza.

Troppe volte vediamo i credenti confondere il “portare a Dio” un non credente con il “portarlo in chiesa”: pare quasi che il nostro obiettivo sia quello di far entrare le persone tra le quattro mura del luogo di culto, anziché impegnarsi personalmente, con pazienza e costanza, per comunicare loro in maniera efficace il messaggio del vangelo.

Troppe volte vediamo bollare con eccessiva leggerezza “l’allontanamento dalla chiesa” come un “allontanamento da Dio”, senza farsi troppe domande sui motivi di disagio o sofferenza della persona, quasi che la chiesa rivesta la perfezione e non debba porsi questioni scomode.

Troppe volte si confonde la santità della chiesa (o meglio, cui la chiesa è chiamata) con la sacralità di Dio: un equivoco da cui si sviluppa un circuito autoreferenziale di culti, incontri, rapporti e ruoli, in cui la chiesa si rifugia rifiutandosi di guardare la realtà circostante perché “noi non siamo di questo mondo”.

Insomma, troppo spesso tendiamo inconsciamente a identificare la chiesa con Gesù stesso. Con tutto quel che ne consegue quando si tende a sostituire l’umano al divino.

Chissà cosa ne penserebbero i tanti martiri che, nel corso dei secoli, hanno dato la vita per ribadire che nessuno, su questa terra, può sostituirsi a Cristo: nemmeno la chiesa stessa.

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