riflessi etici

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Tolleranza a tempo

Posted by pj su 9 ottobre 2009

Al mondo un umano su quattro è di religione islamica: lo rivela una indagine del Pew Forum in Religion & Public Life, istituto che propone spesso indagini e sondaggi su tematiche legate alla spiritualità.

I cristiani – almeno quelli nominali – hanno ancora la maggioranza (2 miliardi e 250 milioni, contro un miliardo e 570 milioni di islamici), ma la stima sui seguaci di Maometto ha stupito lo stesso istituto di ricerca: «Ovunque il numero è più alto di quanto non ci aspettassimo».

E sono ovunque, anche dove non ci aspetteremmo: «La Cina – scrive La Stampa – ne ha più della Siria, la Germania più del Libano, la Russia più della Giordania e della Libia messe insieme».

Anche l’idea che la maggior parte dei musulmani si concentri nel vicino Oriente e in Africa è ormai un luogo comune non sostenuto dai riscontri oggettivi: il nuovo centro del mondo musulmano è il sud-est asiatico, non il Medio Oriente.

Una presenza localizzata ma non esclusiva, se è vero che un musulmano su cinque vive in Paesi dove gli islamici sono minoranza. Facendo due conti, se si escludono i paesi dove sono maggioranza – l’Africa mediterranea e orientale, la Nigeria, l’Asia sudoccidentale e il già citato sudest asiatico -, sono 450 milioni i musulmani sparsi tra Europa, Cina, Americhe, Africa.

La Stampa minimizza la questione accreditando una maggioranza moderata, e non ci sarebbe nulla di cui preoccuparsi se non fosse per tristi esperienze viste e vissute in questi ultimi anni: dove la presenza islamica si fa sostanziosa, l’impatto tende a essere poco tollerante, se non opprimente.

Non sappiamo se abbia ragione Magdi Allam nel rifiutare con decisione l’idea che esista un islamismo moderato. Sentiamo spesso voci musulmane ammettere di fronte all’interlocutore occidentale che si adattano – non senza problemi – alla libertà e ai diritti offerti dal sistema democratico.

«Per ora le regole le dettate voi perché siete la maggioranza», ha aggiunto qualcuno di questi. Generalizzare è sbagliato ma, francamente, quel “per ora” ci preoccupa.

5 Risposte to “Tolleranza a tempo”

  1. Anonimo said

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    Egitto: “Non esiste l’Islam moderato” –
    Fonte articolo http://www.porteaperteitalia.org

    “Non esiste l’Islam moderato. E’ una menzogna che circola solo in Occidente. Ma chi conosce l’Islam, chi ha studiato il Corano ed è nato in una famiglia musulmana, sa che non esiste un Islam moderato, perché i suoi insegnamenti sono aggressivi e violenti”, con queste parole un ex-musulmano egiziano ha risposto alla domanda di un giornalista, che gli chiedeva la proporzione tra Islam moderato e Islam integralista in Egitto.Secondo quanto dichiarato dall’intervistato – un attivista per i diritti umani, ex musulmano convertito al Cristianesimo – benché l’Islam assolutamente non sia moderato nei suoi insegnamenti, esistono i musulmani moderati ovvero musulmani che non applicano alla lettera il Corano. In Egitto, nonostante i megafoni tuonino costanti l’ora della preghiera con le voci cantilenanti dei muezzin che chiamano i fedeli, le moschee rimangono semi-deserte: si stima che un 20% dei musulmani egiziani frequentino le moschee, un dato significativo, anche se passeggiando per le caotiche strade del Cairo si notano molti uomini con il caratteristico callo in mezzo alla fronte, segno distintivo di chi si prostra nelle rituali preghiere con perseveranza, poggiando il capo a terra sopra un tappetino in direzione della Mecca. La fermezza delle dichiarazioni di questo ex-musulmano non deriva solo da una conoscenza profonda dell’Islam e della società musulmana egiziana, ma anche da un’esperienza diretta di un anno di prigionia e torture a causa della sua conversione al cristianesimo.

    Al di là di ogni valutazione nel merito delle sue dichiarazioni, ciò che risulta chiaro a chiunque voglia analizzare la società egiziana è che i cristiani (una minoranza piuttosto numerosa e con un certo passato) vivono la loro vita nel delimitato perimetro delle libertà che la maggioranza musulmana concede loro, detto in altre parole, il cristiano è libero di muoversi ove il musulmano gli concede di muoversi. Ecco quindi che la persecuzione in questo paese assume svariate e complesse connotazioni: si va dalla persecuzione brutale delle zone rurali (con omicidi e violenze di vario genere, spesso non documentate perché commessi in aree estremamente arretrate, paragonabili per stile di vita a epoche medievali) alle discriminazioni nell’accesso ai posti di lavoro e nelle scuole delle grandi città, con un’ampia gamma di sfumature tra questi estremi. Tutto ciò è naturalmente documentato, così come documentata è la tendenza delle autorità governative a discriminare i cristiani, peraltro facendo il possibile per costruire nei rapporti internazionali una facciata moderata e tollerante, utile al turismo del paese e alle proficue relazioni con l’Occidente.

    Un esempio lampante è quello che vi riportiamo oggi. In un tribunale egiziano, nell’ultima udienza del 22 febbraio scorso, un musulmano che ha fatto la richiesta di diventare ufficialmente cristiano con la possibilità dunque di riportarlo nei suoi documenti di identità (un fenomeno in crescita, viste le continue conversioni e l’utilità sotto vari aspetti della procedura), si è visto opporre dall’avvocato dell’accusa una richiesta di pena di morte in quanto colpevole di “apostasia”, ovvero di abbandono dell’Islam. Altri 20 avvocati erano presenti all’udienza di Maher Ahmad El-Mo’otahssem Bellah El-Gohary, molto interessati all’esito del processo. Come si è già detto in altre occasioni, in Egitto si è liberi di cambiare religione, ma solo se si passa da una qualsiasi religione all’Islam, viceversa se si passa dall’Islam a un’altra religione, allora questa libertà non esiste veramente, poiché entra in gioco il retaggio e l’influenza della sharia, la legge islamica (che vieta drasticamente questa libertà, fino a propugnare la pena di morte per l’apostata). Il richiedente, El-Gohary, non era presente all’udienza perché la sua vita di fatto è in pericolo, dato che tutta un’ala fondamentalista della società vede questo e altri processi simili (ove si richiede appunto di potersi liberamente convertire al Cristianesimo con tanto di documento che lo attesta) come un pericolo per l’Islam, un pericolo da estirpare alla radice anche con atti estremi di violenza. In tribunale, El-Gohary è rappresentato ufficialmente dal suo avvocato, Nabil Ghobreyal, il quale ha già ricevuto svariate minacce fisiche. Il giudice Hamdy Yasin, però, ha messo alle strette El-Gohary rinviando il caso al 28 marzo prossimo, definendo la delega data al suo avvocato non sufficiente e di fatto obbligandolo a presentarsi di persona – a suo rischio e pericolo naturalmente. “Ora sono in una posizione in cui non posso fare nient’altro” ha affermato il povero El-Gohary, “Sono costretto a presentarmi in tribunale, malgrado il pericolo. Credo che Dio mi proteggerà. E’ una decisione davvero difficile, ma devo presentarmi”.

  2. agnostico evangelico said

    Credevo che l’agnostico fossi io. “Non sapete” se esista il “musulmano moderato”? Certo che esiste, sì, tanto quanto il “comunista” (o “fascista” – non cambia nulla) democratico. Tolleranti e “democratici” finché sono in minoranza. “Agnelli quando in minoranza, volpi quando alla pari, tigri quando in maggioranza”.

  3. Se milioni di seguaci di una religione hanno come obiettivo quello di convertire, con le buone o con le cattive, tutti gli abitanti del pianeta al loro credo e al loro stile di vita, la preoccupazione è più che giustificata.
    Il fatto che molti seguaci della stessa religione siano persone moderate, tolleranti, e buone come il pane, non tranquillizza affatto, perchè fra i primi e i secondi è facile immaginare chi prevarrà.

  4. anonimo said

    non esiste affatto un islam moderato…
    basta leggere il corano per capirlo…
    basta vedere in che condizioni vivono i cristiani nei paesi a maggioranza islamica per capirlo…
    basta meditare sulle dichiarazione della moglie di un imam in italia che disse: “voi avete poche nascite in italia, prima o poi vi supereremo per numero e allora comanderemo noi”

    tremo al pensiero di un’italia a maggioranza islamica!

  5. laura said

    ma è semplice… basta vedere come si comportano là dove hanno potere e autorità di scegliere… 🙂 ciao L.

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