riflessi etici

prospettive cristiane sull'attualità

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Anatemi kenioti, italiche indifferenze

Posted by pj su 15 gennaio 2008

Un anatema dopo un saccheggio, e la refurtiva torna da dove era sparita: è successo in Kenya. Dopo gli scontri tra polizia e manifestanti nei pressi della capitale Mombasa, nella confusione più di qualcuno aveva pensato bene di approfittare della situazione e portar via i beni contenuti nei negozi, in particolare in un magazzino di materiali da costruzione.

Il titolare, anziché rivolgersi alla polizia, ha chiesto aiuto ai mullah, leader spirituali musulmani della zona, che sono andati giù pesante lanciando una maledizione verso i furfanti: «Riportate tutto… altrimenti la maledizione divina vi colpirà con una morte orribile e spietata. Avrete intestino e vie urinarie bloccati e non potrete andare più al gabinetto».

Voilà: decine di persone hanno cominciato a riportare il maltolto, e non solo chi aveva rubato nel magazzino dell’intraprendente e religioso imprenditore: una vera crisi di coscienza, o meglio, il terrore per le conseguenze dell’anatema, ha convinto anche altre persone a restituire quanto sottratto in altri negozi approfittando degli scontri, nonostante la derisione da parte dei più laici, o miscredenti, che si sono sbellicati dalle risate di fronte alla paura di questi ladri redenti.

Non c’è dubbio, una storia simpatica. Non c’è da dubitare nemmeno dell’efficacia della maledizione: si può non crederci ma esiste e, come avviene per il malocchio, può colpire chi non gode della protezione di Dio.

La vicenda ci fa riflettere, però, più serenamente su un aspetto. In Kenya i ladri riportano il maltolto di fronte all’ingiunzione dei loro religiosi. In Italia i mafiosi, di fronte all’invito a ravvedersi lanciato da vescovi, cardinali e perfino da Giovanni Paolo II (era nel 1992, nella Valle dei templi), continuano la loro esistenza di peccato, i loro affari illegali, i loro omicidi. Semmai si limitano ad appendere qualche santino qua e là. Forse è l’autorevolezza dei capi religiosi a essere diversa, o forse l’approccio dei credenti: se in Kenya si crede davvero a una divinità capace di punire, in Italia si fa finta di niente, probabilmente nella speranza, quando sarà il momento, di poterci patteggiare.

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