Calciatori maturi
Posted by pj su 8 giugno 2007
Nell’articolo che la Gazzetta ha dedicato nei giorni scorsi a Gleison Santos, difensore brasiliano dell’Albinoleffe e Atleta di Cristo, emerge una testimonianza cristiana trasparente, sia sul piano spirituale sia nel comportamento. Due frasi, in particolare, rendono l’idea di una vita cristiana vissuta in maniera coerente.
La prima potrebbe scandalizzare, nella sua prima parte, qualche tradizionalista: «Non voglio convertire nessuno – spiega infatti Gleison -, vorrei che Dio potesse fare ad altri quello che ha fatto per me». Semplicemente. Come dire: non faccio proseliti, non voglio raccattare la gente per riempire la mia chiesa: voglio che le persone che incontro e cui parlo instaurino un rapporto personale con Dio, sereno, profondo, e che questo incontro possa cambiare il loro futuro, in tutti i sensi.
La seconda: «Quando qualcosa non va, nel calcio, non me la prendo con la sfortuna. So che fa tutto parte di un progetto più grande che Dio ha per me». E aggiunge: «In 5 anni in Italia, ho giocato in tutte le categorie, tranne la serie A, ma sono convinto che arriverà il mio momento, con gradualità, senza fretta». Per essere un calciatore 25enne è una posizione decisamente matura, con cui molti cristiani molto più scafati non sono ancora in grado di confrontarsi.
Non si tratta di fatalismo: il cristiano deve fare tutto il possibile, nel modo migliore possibile, con un piano chiaro, con tutte le forze, i talenti, le competenze a disposizione; ma deve anche saper lasciare il risultato nelle mani di Dio, che potrebbe avere per lui piani (o tempi) diversi. Noi abbiamo il controllo sull’immediato, ma il lungo termine lo conosce – e lo amministra – solo Dio. La fede è anche riconoscere, e accettare con fiducia, questa realtà.
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